Dedicato alla memoria di nostro figlio Ryan e a tutti quei giovani che soffrono in silenzio il dolore di essere vittime di prepotenze con pensieri suicidi. Speriamo che gli studenti abbiano meno vergogna a chiedere aiuto quando hanno questi pensieri. Come societa’, abbiamo bisogno di trovare modi migliori per aiutare i nostri figli durante il percorso piu’ difficile della loro crescita
SE SOLO L’AVESSIMO SAPUTO, SE SOLO CE L’AVESSE DETTO
Il 7 Ottobre 2003 sara’ sempre il giorno che divide la mia vita. Prima del fatidico giorno, mio figlio Ryan era vivo. Un dolce, gentile e caro tredicenne all’inizio del suo percorso nell’adolescenza che cerca di stabilire il proprio posto nello spesso confuso e difficile mondo sociale della scuola media. Dopo quel giorno, mio figlio se n’e’ andato per sempre, morto per suicidio. Alcuni lo chiamerebbero bullicidio o anche cyber bullicidio. Io lo chiamo semplicemente un enorme buco nel mio cuore che non si riemarginera’ mai.
Nostro figlio Ryan era un’anima dolce, gentile e molto sensibile. Nato vicino a New York una settimana prima di Natale, Ryan e’ stato il piu’ bel regalo di tutti. Nella sua crescita, l’affetto che ci dava diventava irresistibile non poterlo ricambiare con abbracci. Aveva la magica abilita’ di far sorridere chiunque incrociasse il suo sguardo. Nella sua crescita, ha sviluppato uno spiccato senso dell’umorismo. Quando abbiamo traslocato 2 volte, i bambini del vicinato hanno velocemente fatto amicizia.
Tuttavia, vi erano gia’ timori riguardo le capacita’ motorie, espressive e di linguaggio mentre si accingeva a frenquentare l’asilo. Ryan ha ricevuto un’educazione speciale durante il dopo-scuola in quarta elementare. Saremo sempre grati allo staff della scuola elementare Hiawatha per avere svolto un lavoro meraviglioso e premuroso. Gli educatori della sessione speciale nel dopo-scuola hanno subito preso a cuore Ryan e la sua volonta’ di fare meglio. Arrivato alla quinta elementare, non ha avuto piu’ bisogno di educazione speciale sebbene fosse consapevole di non essere cosi’ forte accademicamente come la maggior parte dei suoi compagni. Cio’ ha iniziato ad infastidirlo profondamente mentre si accingeva ad iniziare la scuola media. Doveva lavorare piu’ sodo quando faceva i compiti, leggendo e rileggendo il materiale per poterlo capire. Era duro con se’ stesso nonostante tutti gli sforzi che abbiamo fatto per fargli pesare meno la pressione degli studi indirizzandolo verso altri indirizzi a lui piu’ congeniali.
Spesso, dicevamo a Ryan che vi sono diversi tipi di intelligenza: quella accademica, musicale, fisica, sociale ed emozionale. Ho sempre pensato che avesse qualita’ di intelligenza sociale, che la sua personalita’ dolce, premurosa e sensibile lo avesse portato lontano nella vita in quanto piaceva alla gente. Uno dei complimenti piu’ belli ricevuti su Ryan e’ stato quello di un genitore a cui piaceva averlo in casa quando giocava con i propri figli e che gli sarebbe piaciuto che la gentilezza di Ryan potesse trasmettersi ai propri figli.
E’ stato durante la quinta elementare che ci siamo resi conto del problema del bullismo. Un ragazzino in particolare ed i suoi amichetti hanno iniziato a sfottere Ryan per le sue carenze sia accademiche che di coordinazione fisica ma poiche’ gli abusi erano solo verbali e non fisici, lo abbiamo consigliato semplicemente di ignorarli, di voltar spalle ricordandogli che aveva tanti altri buoni amici su cui contare. Lo abbiamo anche fatto visitare da un terapeuta per fargli migliorare autostima e determinazione durante l’anno scolastico. Entro la fine della quinta elementare, sembrava che andasse meglio e pertanto, su consiglio del terapeuta, abbiamo interrotto le sessioni.
Nella scuola media, Ryan faceva ancora fatica ad avere voti soddisfacenti. La scuola non gli era facile e spesso faceva emergere la preoccupazione che necessitasse ancora di educazione speciale nel dopo-scuola.
Il bullismo andava e veniva durante il suo primo anno alla scuola media senza che pero’ costituisse un grosso problema per quello che potesse essere la nostra percezione convenzionale di adulti che pensano di essere di fronte a “ragazzate” facenti parte del processo di crescita. La situazione tuttavia si e’ aggravata durante il settimo grado.
A Dicembre 2002, il problema di bullismo era riemerso a livello preoccupante. C’e’ stata una sera in cui Ryan era a pezzi piangendo sul tavolo in cucina. Pensavamo che il settimo grado sarebbe andato bene ma scoprimmo che in realta’ aveva imbottigliato dentro di se’ tante brutte esperienze durante i primi mesi avute sempre a cause dallo stesso ragazzino con i suoi amichetti. Lo tormentavano fino a fargli odiare la scuola e non voler tornare. Quella sera, ci ha chiesto se potevamo fargli cambiare scuola o fargli avere un’educazione tra le mura domestiche.
Mi sentivo diviso tra il voler essere la sua guardia del corpo tutto il giorno e volegli invece insegnare a difendersi. Quella sera, ci siamo seduti in cucina discutendo le nostre opzioni. Gli abbiamo fatto capire che un trasferimento di scuola nel mezzo dell’inverno non capitava nel momento giusto e l’educazione domestica non risultava opportuna in quanto mamma lavorava part-time. Gli dissi “Ryan, ne ho abbastanza. Mettiamo il preside al corrente di questo fatto e lui deve porre fine a tutto cio’ una volta per tutte”. Alche’, Ryan esclama “No papa’, non farlo per carita’. Peggiorera’ tutto. Lo vedo succedere di continuo”. Ryan mi ha invece chiesto di insegnargli qualche mossa per mettere a terra i suoi molestatori nel caso in cui si passasse direttamente alle mani.
Come vorrei oggi poter tornare indietro nel tempo. Avrei invece voluto capire perche’ Ryan non aveva fiducia nell’amministrazione scolastica dove poter presentare il problema mentre il mio pensiero immediato e’ andato al film “Karate Kid” e quando l’ho detto a Ryan, ci siamo fatti una risata entrambi d’accordo che quello era cio’ di cui aveva bisogno. Invece del Karate, Ryan era interessato alla Kick Boxing di Billy Blank, programma TV di 30 minuti dove Ryan ci ha chiesto di reperirgli i DVD assieme ai guanti ed al sacco come regalo di Natale.
Dopo averne parlato con mia moglie Kelly, gli abbiamo comprato il kit della Kick Boxing per Natale come da lui desiderato. Tutto il mese di Gennaio e Febbraio, io e Ryan ci abbiamo dato dentro: ogni sera dopo cena, seguivamo questo programma insieme. Questi erano alcuni dei miei ricordi preferiti con Ryan. Abbiamo parlato di tante cose durante questi esercizi incluse le strategie di affronto dei bulli. Ero piuttosto orgoglioso di lui nel vedere la sua autostima aumentare. Mi sentivo veramente come nel film Karate Kid dove lo preparavo per la grande sfida sebbene ricordassi a Ryan che cio’ serviva come autodifesa e non per iniziare la lotta anche se non esitavo a dirgli che una volta colpito doveva sopraffarlo in tutti i modi.
A Febbraio 2003, ricevemmo una telefonata dall’assistente del Preside il quale era appena intervenuto per sedare una rissa scoppiata tra Ryan ed il suo bullo nel vicino Parco di Maple Street riferendoci che Ryan stava bene ma che voleva che noi lo sapessimo. Abbiamo ringraziato tanto l’assistente per l’intervento. Quando Ryan e’ tornato a casa, era impaurito ma sollevato. Tremava ma ci ha detto di aver rifilato al bullo 2 buoni cazzotti per i quali si sentiva orgoglioso di avergli tenuto testa. “Gli ho rifilato 2 buoni destri prima che Mr Emory intervenisse. Il tizio probabilmente non ci provera’ piu’ con me” ci ha detto Ryan. Le sue parole ci hanno dato sollievo. Erano la prova che finalmente poteva camminare con le proprie forze attraverso un rito di passaggio nel corso dell’adolescenza.
Nei mesi successivi, sembrava tutto fosse a posto. Faceva sempre fatica negli studi ma era sempre stato cosi’ sin dai tempi dell’asilo. Si comportava come un tipico ragazzino della sua eta’: a volte lunatico ma anche tante volte molto dolce e divertente. Gli alti e bassi erano per noi normali ed eravamo sempre presenti per lui ricordandogli quanto gli volevamo bene. Per tutto il settimo grado, continuavo a controllare Ryan chiedendogli se il bullo continuava ad importunarlo. Lui rispondeva sempre allo stesso modo e cioe’ che dal giorno della scazzottata, lo ha lasciato in pace. Spesso pensavo il piano ha funzionato perfettamente!
Un giorno, Ryan mi sorprende dicendomi che ora lui ed il bullo erano diventati amici. Non eravamo contenti di questo. Lo abbiamo avvertito di guardarsi le spalle da questo tipo poiche’ e’ stato il suo incubo per tanto tempo . Nonostante la nostra disapprovazione, abbiamo deciso di non interferire poiche’ ritenevamo avesse gia’ un’eta’ in grado di prendere le proprie decisioni e assorbirne le conseguenze. Ora, vorrei tanto aver potuto interrompere quell’amicizia sin dall’inizio.
La vita di Ryan includeva nuoto, campeggio, skateboard, bibicletta, snowboard, giochi online e social network. Una lista di cose perfettamente normali per un ragazzino della sua eta’. Mio figlio amava chattare con gli amici dopo la scuola e anche nelle vacanze estive ma dopo l’estate del 2003, trascorreva troppo tempo online suprattutto con le chat. Preoccupato, mi sono sentito di ricordargli le nostre regole per l’utilizzo online:
• No messaggi/chat con sconosciuti
• No a fornire dati personali a sconosciuti
• No a mandare foto a sconosciuti
• No all’utilizzo di password segrete
L’ultima era una regola di sicurezza. Ho detto agli altri miei 2 figli che dovevano utilizzare la password che ho dato loro per qualsiasi registrazione online promettendo che non avrei letto o spiato nessun messaggio personale “Se non seguite le regole o se sparite anche solo per un giorno, prendo accesso immediato di tutte le vostre attivita’ online”. Mai avrei pensato che questo mi avrebbe un giorno portato a risolvere il mistero del motivo del suicidio di mio figlio.
Pochi giorni dopo il suo funerale, effettuo l’accesso al suo conto con AOL poiche’ quello era il posto dove passava la maggior parte del suo tempo negli ultimi mesi e vedo se ci sono indizi che mi facciano capire il perche’ del suo gesto estremo finale. Era in quel mondo sicuro in qualche modo anonimo che molti dei suoi compagni di scuola mi hanno riferito del bullismo e cyber bullismo che lo hanno portato al suicidio. Il bullo che lo ha tartassato sin dalla quinta, resosi amico per un breve periodo dopo la scazzottata e’ stato il principale colpevole. Mio figlio ha commesso l’errore di riferire a questo bullo qualcosa di imbarazzante e divertente e questi lo ha subito divulgato facendolo passare come gay. La cosa non si e’ placata per tutta l’estate 2003 durante la quale Ryan ha fatto amicizia con una compagna di scuola carina e popolare cercando di lavorarci per conquistarla.
All’inizio dell’ottavo grado, un giorno Ryan si avvicina alla ragazza senza che fosse per niente preparato su cio’ che stava per accadere: di fronte agli amici, la ragazza gli dice di essere un perdente e che non vuole avere nulla a che fare con lui aggiungendo che il suo interessamento online a lui era solo uno scherzo e Ryan aveva scoperto di essere lo zimbello, che lei e gli amici della ragazza pensavano che fosse divertente fargli credere che lui piacesse a lei al fine di farle rivelare dettagli personali ed imbarazzanti. La tipa attraverso un copia/incolla, ha provveduto a mandare agli amici le frasi di lui scambiate durante le chatline e tutti sembrano essersi divertiti alle spalle di Ryan.
Certamente mio figlio non era il primo ragazzino nella storia a subire bullismo ed avere il cuore spezzato dal rifiuto di una ragazza carina. Tuttavia, dopo aver scoperto nel computer una cartella piena di messaggi istantanei di chatline e grazie ad altre informazioni avute dai suoi compagni di classe, mi sono reso conto che la tecnologia gli si e’ ritorta contro in modo molto piu’ efficiente di quella piu’ semplice di quando ero io ragazzino: note scribacchiate su un pezzo di carta o su un diario sono state rimpiazzate da mezzi online quali chat, siti, blog, sms, twitter, ecc. La lista aumenta con l’invenzione di ogni congegno hi-tech.
Una cosa e’ il bullismo e l’umiliazione subita di fronte a una manciata di ragazzini, un’altra cosa e’ la sensazione di rifiuto ed il cuore spezzato da una ragazzina. Tuttavia deve essere un’esperienza totalmente diversa a quella della generazione passata, essere offesi ed umiliati al cospetto di un numero molto piu’grande di adolescenti online. Credo che mio figlio sarebbe sopravvissuto se queste cose fossero accadute prima dell’avvento di computer e internet, come pure credo che pochi di noi avrebbero avuto la capacita’ di riprendersi e la stamina di sostenere un attacco di proporzioni nucleari verso i nostri sentimenti e la reputazione di adolescente nel mezzo di rapidi cambiamenti fisici ed emozionali. Credo che il bullismo attraverso la tecnologia, ha l’effetto di accellerare ed amplificare il dolore a livelli che probabilmente fanno aumentare il numero di adolescenti che si uccidono. Statistiche recenti indicano che i suicidi tra gli adolescenti sono in aumento dopo diversi anni di tendenza al ribasso.
Voglio essere molto chiaro. Non dico che il colpevole per il suicidio di mio figlio e’ una persona o un evento specifico. Alla fine, Ryan soffriva di depressione la quale e’ una forma di malattia mentale che sorge in virtu’ di fattori biologici e/o ambientali. Nel caso di Ryan, penso che sia stato un accumulo di problemi ambientali creatisi durante la scuola media. Tragicamente, la depressione tra gli adolescenti spesso non viene diagnosticata e poiche’ molti di noi non hanno mai ricevuto un’educazione base sulla prevenzione di suicidi adolescenziali basati su segni premonitori, cio’ fa’ si che ragazzini sofferenti di depressione siano a rischio suicidio maggiore.
Non abbiamo dubbi che bullismo e cyber bullismo hanno contribuito significativamente a portare Ryan verso la depressione. Crediamo che la scuola media per Ryan fosse un ambiente tossico come tante altre scuole medie per altri adolescenti. Per troppo tempo abbiamo lasciato che i bambini bulleggiassero gli uni con gli altri come se cio’ fosse un rito di passaggio della crescita all’interno di una scuola. Avvertiamo la nostra responsabilita’ primaria per questa tragedia in quanto genitori ma riteniamo che anche l’amministrazione scolastica, i docenti e gli studenti siano in qualche modo responsabili. Come genitori, abbiamo fallito nel pretendere che la scuola mantenesse un ambiente emozionalmente sicuro per nostro figlio mentre era in vita la cui responsabilita’ dovrebbe essere condivisa da tutte le parti: genitori, studenti, bulletti, docenti, amministrazione scolastica, provveditorato agli studi ….. praticamente da tutto il sistema.
Qualcosa doveva succedere in risposta a questa tragedia. Qualcosa sostanziale e sostenibile, non solamente una risposta compassionevole. Abbiamo deciso di portare questo dolore immenso e di incanalarlo in un’area produttiva al fine di aiutare altri adolescenti ad evitare di fare la stessa fine di nostro figlio. Siamo riusciti ad implementare una legge sul bullismo nel Vermont ed abbiamo lavorato con I-Safe America per sollevare la consapevolezza del bullismo online ed il severo impatto emozionale che cio’ puo’ avere in un adolescente. Abbiamo rilasciato diverse interviste a TV e giornali sia locali che nazionali affinche’ questa storia venisse divulgata. Ho inoltre deciso di dedicare il resto della mia vita alla visita di piu’ scuole possibili per raccontare la storia di Ryan ed i potenti messaggi di perdono ed amore incondizionato.
Nulla potra’ ridarci il nostro Ryan. Nulla potra’ mai cicatrizzare i nostri cuori spezzati. Speriamo solamente che, condividendo i dettagli personali della nostra tremenda perdita, si possa cosi' evitare che un’altra famiglia si trovi nello stesso immenso dolore.
Testo tradotto dal sito creato dal Padre
In memoria di Ryan Patrick Halligan 1989 - 2003.